…Con l’avvento delle coppe europee oramai il sabato è un po’ diventato un po’ “il sabato del villaggio”, ovvero essere al centro dell’interesse dell’intero turno di campionato. Questo perché scendono in campo quelle che, giocoforza, sono le protagoniste elette anche di questo campionato, e che affrontano le fatiche del loro turno in anticipo per meglio gestire le forze da mettere in campo…
Con l’avvento delle coppe europee oramai il sabato è un po’ diventato un po’ “il sabato del villaggio”, ovvero essere al centro dell’interesse dell’intero turno di campionato. Questo perché scendono in campo quelle che, giocoforza, sono le protagoniste elette anche di questo campionato, e che affrontano le fatiche del loro turno in anticipo per meglio gestire le forze da mettere in campo.
Due di queste squadre si sono incontrate tra di loro e cioè Milan e Lazio, avvalendosi così della palma di bigmatch della settimana. La vigilia era tutta incentrata sulla capacità dei rossoneri di mantenersi al comando della classifica, ma anche su quella che i laziali potessero recuperare parte del troppo terreno perduto in questo inizio di campionato. Ebbene dopo un primo tempo dove sono stati i romani a controllare un Milan fin troppo timoroso, ma senza mai dare l’impressione di poter dominare la scena, la ripresa si presentava mostrandoci il rovescio della medaglia. Milan assolutamente padrone del campo capace di concretizzare per due volte questa superiorità, così da non lasciare scampo ad una Lazio incapace di contrapporre una ben che minima reazione. Se da una parte Tomori, Reijnders, Pulisic e Leao primeggiavano a destra e a manca imponendo qualità e fisicità, dall’altra giocatori del calibro di Luis Alberto, Felipe Anderson e il subentrato Ciro Immobile erano i testimoni di una cronica incapacità di finalizzazione.
Ad anticipare temporalmente la sfida del Meazza era stato il Napoli in cerca di conferma del definitivo rilancio dopo un periodo di offuscamento, sia in campo che fuori. L’avversario di turno, il Lecce, non si presentava, sulla carta, tra i più agevoli, quel Lecce capace di occupare i primi posti in graduatoria. Il risultato finale, 4 a 0 per i partenopei, non lascia alcun dubbio sul fatto che la squadra di Garcia sembra tornata forte, anche se non proprio come quella dello scorso torneo, ma abbastanza vicino. Ancora a segno Osimhen che ha cercato cosi di smorzare l’attrito almeno con Napoli città e tifoseria. La prova del nove è proprio dietro l’angolo, visto che non più tardi di mercoledì, a far visita ai napoletani sarà il grande Real Madrid di Carlo Ancelotti che nella terra del Vesuvio evoca ricordi dai sapori contrastanti.
Il sabato delle regine di coppe si concludeva con protagonista la finalista di champions dello scorso anno, l’Inter. I nerazzurri a metà settimana avevano subito una brusca battuta d’arresto interna ad opera del Sassuolo, così il confronto in casa della Salernitana di pregnava di tanta importanza. Dopo venti minuti iniziali a gran ritmo e, come è da tempo sua abitudine, fallendo diverse occasioni davanti la porta, la squadra di Inzaghi si faceva prendere dall’ansia di prestazione, permettendo alla squadra avversaria di avanzare e rendersi pericolosa. La musica cambiava decisamente quando Inzaghi decideva, dopo dieci minuti della ripresa, di inserire due carichi da 11 quali Lautaro e Mikhitaryan. Questa mossa riportava in campo gli equilibri naturali. Mikhitaryan ha ridato al centrocampo lo spessore che gli compete, ma è stato capitan Lautaro a tirar fuori dal suo cilindro ben quattro “conigli”, stabilendo il record assoluto nei campionati a girone unico per numero di reti realizzati da un subentrato.
La domenica viveva principalmente dello scontro tra Atalanta e Juventus, con l’intento di entrambe le squadre di restare attaccate alle milanesi. Il risultato finale di 0 a 0 rispecchia l’andamento generale, anche se gli orobici avrebbero meritato qualcosa in più in virtù delle occasioni, non tantissime, create. La Juventus si portava via un punto non creando assolutamente nulla, ma avendo il merito di resistere agli assalti dei nerazzurri bergamaschi. Concediamo ad Allegri e ai suoi ragazzi l’attenuante delle assenze tutte concentrate nel reparto offensivo. All’Atalanta il rammarico incentrato tutto su tre fotogrammi della gara: la clamorosa traversa di Muriel e le due occasioni fallite dal suo uomo migliore Koopmeiners.
Grande attesa anche per la partita della Roma che a cena ospitava i corregionali del Frosinone. Non ci si aspettava lo spettacolo, ma portare a casa i tre punti questo si. Alla fine I giallorossi riuscivano nell’impresa non senza difficoltà, ma se in squadra hai Lukaku e Dybala allora, non sempre, tutto diventa più semplice. Con questo risultato la Roma e Mourinho prendono un po’ di respiro mentre al Frosinone resta la momentanea soddisfazione di condurre la classifica delle squadre della regione.
Sempre di domenica il Bologna, grazie ad una tripletta di Orsolini, aveva fatto fuori un ancor convalescente Empoli. Il risultato finale non ammette alcuna obiezione.
Altra squadra convalescente, l’Udinese, riesciva, nei minuti di recupero, a nutrirsi di un brodino gentilmente offerto dalla difesa del Genoa, che stava conducendo le danze grazie a Gudmundsson, islandese già diventato un protagonista del nostro campionato.
Infine il lunedì chiudeva questo settimo turno con ben tre partite, il soporifero Torino-Verona chiusosi con un inevitabile 0 a 0, che forse accontenterà entrambi i mister ma non certamente i tifosi. Quelli granata sono disposti ad ingoiare il rospo a patto che sabato nel derby con la Juve…
Chi vede svanire i suoi sogni di grandezza é il Sassuolo, vero Robin Hood del campionato che toglie ai grandi (Juventus e Inter) per dare ai piccoli (Frosinone e Monza). La squadra brianzola, torna alla vittoria dopo quattro turni agganciando lo stesso Sassuolo in classifica.
Chiusura in bellezza con la Fiorentina che zitta zitta si aggancia a Napoli e Juventus al terzo posto, iscrivendosi così di diritto al club delle pretendenti al ruolo di protagoniste. Vittima di turno il povero Cagliari che prendendo in saccoccia queste altre tre reti, mette seriamente a rischio il futuro di mister Ranieri, che di certo non merita, per i suoi gloriosi trascorsi e per il suo attaccamento alla città, una fine così umiliante.
Alla prossima