…Riecco il campionato a far breccia nei nostri weekend dopo la pausa agrodolce per gli impegni delle nazionali. Tutto il meglio concentrato nel giorno di sabato per via dell’imminente inizio delle coppe europee….
Riecco il campionato a far breccia nei nostri weekend dopo la pausa agrodolce per gli impegni delle nazionali. Tutto il meglio concentrato nel giorno di sabato per via dell’imminente inizio delle coppe europee.
Avvio scoppiettante con Juventus-Lazio che alla vigilia sembrava poter creare non poche difficoltà alla squadra di Allegri, visto come l’avversario fosse uscito vincitore, con merito, nell’ultima di campionato addirittura dal campo dei campioni d’Italia del Napoli. Ma la Juventus con una sagacia tattica impeccabile, sapendo gestire perfettamente i tempi della partita, ha dominato gli uomini di Sarri, portando a casa una vittoria importantissima anche perche firmata dai due suoi uomini più rappresentativi, Vlahovic con una splendida doppietta e Federico Chiesa che sembra essere tornato ai livelli pre infortuni. Per la Lazio solo un eccellente Luis Alberto che ha dato qualche flebile speranza di riprendere il risultato grazie ad una rete deliziosa, ma predicando nel deserto, ha dovuto anche lui alzare bandiera bianca. Si è così rivista una Juventus spietata, che ha osservato alla lettera il credo calcistico di mister Allegri in tutte le sue accezioni positive. La mancanza dell’impegno infrasettimanale delle coppe, la candida come una seria partecipante alla corsa per il titolo di campione d’Italia.
Dopo questo antipasto di livello, il piatto forte dell’intera quarta giornata veniva servito al grand hotel del Meazza dove era di scena il 179mo derby del campionato a girone unico. Le premesse c’erano tutte grazie ad ingredienti quali una campagna acquisti “rivoluzionaria” di entrambe le squadre, che guarda caso, per la prima volta nella storia, si trovavano da sole appaiate in testa alla classifica. E se i rossoneri volevano lavare la macchia delle quattro sconfitte subite in tutto l’anno corrente e per giunta senza mai segnare una rete, dall’altra i nerazzurri ambivano a confermare i progressi continui dell’ultimo periodo tra la fine dello scorso e l’inizio dell’attuale campionato. Ebbene a presentare ai 75 mila commensali presenti il piatto dello chef è stata l’Inter di Simone Inzaghi, capace di infliggere ai cugini del Milan la quinta sconfitta consecutiva nel derby e, fatto ancora più umiliante, con il punteggio di 5 a 1 che non ammette nessuna attenuante, neppure quella dei “Primi quattro minuti”. Segnalare chi tra i nerazzurri sia stato il “Man of the Match” è opera davvero complessa, ma certamente una menzione di merito tra i meritevoli per Mikhitatian e Thuram. Tra i rossoneri invece meglio stendere un velo pietoso.
Il sabato delle “grandi” si chiudeva con Genoa e Napoli ad affrontarsi in un Marassi esaurito in ogni ordine di posto. I campioni di Italia erano chiamati a riprendere le fila del discorso, dopo la brusca frenata subita prima della sosta in casa con la Lazio. Al minuto 11 del secondo tempo i padroni di casa erano in vantaggio meritatamente per due reti a zero, poi il Napoli recuperava grazie ai suoi due “piccoletti” Raspadori e Politano, riuscendo così ad evitare un’altra sconfitta che l’avrebbe precipitata nel vortice delle polemiche “facili” che il calcio di oggi ci propone ogni piè sospinto. Certo il Napoli di queste prime partite sembra parente lontano di quello ammirato per i tre quarti della scorsa stagione. Vedremo con il passare del tempo. Dall’altra parte il Genoa mette in cascina fieno di prima qualità e qualche piccolo rimpianto tormenterà le menti dei suoi tanti supporter.
Una chiosa voglio farla per evidenziare il comune denominatore che accumuna le sconfitte di questo trittico di big-match: l’oltre 60% di possesso palla ha sortito un punto su nove e 4 reti fatte e 10 subite. Non certo un gran bello spot per chi a gran voce proclama che menar la danza sia il paradigma del calcio spettacolo.
La domenica, un tempo santuario del nostro campionato, vedeva in campo quelle squadre, tranne un paio, che il parterre degli esperti definisce come seconde linee. Dopo il pareggio a reti bianche tra Cagliari e Udinese con i padroni di casa ad avere qualche chances di vittoria in più, assistevamo ad una impresa del neo promosso Frosinone, capace di ribaltare il Sassuolo da zero due a quattro a due. Un risultato questo che pone al momento i ciociari sulla colonna di sinistra della classifica.
Anche l’altra squadra del sud, il Lecce, riusciva a portar via da un campo non semplice, quello del Monza, un ottimo pareggio ottenuto anche in inferiorità numerica per trenta minuti. I salentini raggiungono così il quarto posto in classifica alle spalle di Inter, Juve e Milan, mica fichi secchi!
Si saliva di qualità sposandoci di orario prima con Fiorentina-Atalanta che attendeva, da un lato la conferma delle velleità dei bergamaschi, e dall’altro la voglia di riscatto dei fiorentini dopo la scoppola subita dall’Inter nel turno precedente. Ad avere la meglio è stata proprio la voglia di riscossa dei viola che alla fine riuscivano a piegare, grazie ad una rete di Kouame ma con la complicità della difesa avversaria, l’Atalanta che era riuscita prima a passare in vantaggio e dopo a recuperare il vantaggio della viola.
Alla tarda sera della domenica ecco accendersi una luce accecante dal bagliore giallorosso. La Roma si destava dal suo profondo letargo infliggendo al malcapitato Empoli un 7 a 0 evocatore della Roma imperiale e contenitore, oltre che della rinascita della squadra, anche della sublimazione di Dybala e della presentazione al suo nuovo pubblico di Romelu Lukaku. Gli uomini di Mourinho si prendono pure la leadership cittadina, seppur momentanea, nei confronti della Lazio, anche se in posizioni di classifica poco consone al blasone delle due squadre.
Si conclude la quarta giornata con le due partite del lunedì. Nella prima, netta la vittoria del Torino che rifila un rotondo 3 a 0 esterno ad una Salernitana in evidente crisi di identità. Due volte in rete Radonjic, mentre ad aprire il forziere campano era l’uomo simbolo dei granata piemontesi, Alessandro Buongiorno.
E dopo la bellezza di 37 palloni finiti nel sacco ci voleva proprio uno 0 a 0, ovvero per dirla alla Annibale Frossi “il risultato perfetto”. A chiudere la gara pari e patta ci hanno pensato Verona e Bologna che confermano, con la divisione della posta, il loro discreto abbrivio. Risultato tutto sommato giusto.
Alla prossima