…Quando il diavolo ci mette la coda non è solo un modo di dire ma, nel nostro caso, l’inciso di questo inizio di campionato. Infatti gli undici, e per mezz’ora dieci, diavoletti rossoneri del Milan hanno continuato a menare la danza passando, senza nessuna attenuante per l’avversario, sul campo del nuovo re di Roma Romelu Lukaku…
Quando il diavolo ci mette la coda non è solo un modo di dire ma, nel nostro caso, l’inciso di questo inizio di campionato. Infatti gli undici, e per mezz’ora dieci, diavoletti rossoneri del Milan hanno continuato a menare la danza passando, senza nessuna attenuante per l’avversario, sul campo del nuovo re di Roma Romelu Lukaku. E se Tomori non avesse pensato bene di dare qualche chance agli uomini di Mourinho, facendosi espellere inopinatamente nel secondo tempo (salterà il prossimo derby), forse il risultato poteva assumere proporzioni più corpose per Leao e compagnia. L’unico appiglio per i capitolini, buono solo per le giustificazioni del dopo partita, quel rigore che si poteva prestare al dilemma del buon Amleto dell’essere o non essere. Per il resto giallorossi imbarazzanti anche se mancavano Dyvala e Renato Sanches, Aouar subito ko e Lukaku e Pellegrini in condizioni di forma precarie.
Ma il vero botto di tutta la giornata veniva dal campo dei campioni d’Italia del Napoli, e non si trattava dei soliti botti di Fuorigrotta, ma di quelli esplosi dai vice campioni della Lazio, tra l’altro reduce da due sconfitte consecutive. Allarmante il modo con il quale Osimhen e compagni hanno mollato il timone della gara dopo i primi trenta minuti di dominio territoriale, e capaci di rimediare immediatamente all’inaspettato vantaggio laziale propiziato da un capolavoro balistico di Luis Alberto. Nel secondo tempo i partenopei attaccavano a testa bassa ma senza procurare danno alla difesa biancazzurra apparsa in versione “scorso campionato”. Anzi gli uomini di Sarri, con ripartenze micidiali, si riportavano in vantaggio con Kamada e si vedevano annullare due marcature per fuorigioco; dubbia la decisione sulla seconda per la valutazione attiva dell’offside. Tirando le somme, romani che si rilanciano in classifica e partenopei che devono ritrovare, oltre all’organizzazione difensiva, lo spirito del campionato scorso dominato in lungo e largo. La sirena dell’allarme ha emesso il suo primo sibilo.
Quasi una formalità il successo dell’Atalanta nel derby con il Monza. Principe assoluto Scamacca, che in estate aveva preferito il nerazzurro bergamasco a quello ben più blasonato dell’Internazionale. Una doppietta di pregevole fattura che riporta alle cronache le gesta della più concreta speranza per la nostra nazionale, in quanto al ruolo di attaccante. Sarà felice il nuovo selezionatore Luciano Spalletti che però non lo ha convocato per i prossimi impegni degli azzurri. Tornando alla partita il risultato è lo specchio del suo andamento. Il Monza dovrà cercare altrove fieno da mettere in cascina, mentre l’Atalanta delle ripartenze sembra destinata all’ennesimo ruolo di protagonista del torneo.
Il Bologna conferma l’ottima impressione destata in queste due prime partite contro Milan e Juventus dove però raccoglieva meno di quello che avrebbe meritato. Anche contro il Cagliari le cose sembravano non andare per il verso giusto causa l’iniziale vantaggio dei sardi, e il rigore fallito da Orsolini sull’1-1. Ma ci pensava nei minuti finali il nuovo acquisto Fabbian a dare ai felsinei un successo meritatissimo.
La sorpresa di questo inizio campionato, il Verona, faceva rientro nei suoi ranghi di competenza, rimediando una sconfitta, tanto netta quanto meritata, in casa del Sassuolo di quel Berardi, autore di una doppietta, vicinissimo nei giorni caldi del mercato alla Juventus, dopo una vita in neroverde.
Ancora deludente la prestazione casalinga dell’Udinese, che alla fine può ritenersi soddisfatta di aver diviso la posta con un ottimo Frosinone. I ciociari possono essere considerati i vincitori ai punti della partita. Citazione per la stellina Harroui.
Primo successo del Torino arrivato proprio nei minuti finali dell’extra time. La vittoria ci può stare perché i granata hanno avuto sempre il controllo del gioco, ma risultando esageratamente asfittici in zona realizzativa. Il Genoa ha dimostrato di possedere una buona fase difensiva, tranne che nell’azione decisiva per il risultato finale.
Normale amministrazione per la Juventus che con il classico risultato di 2 a 0 espugna la fatale Empoli (riferimento allo scorso campionato). Nulla di trascendentale nel gioco, ma l’importante era portare a casa l’intera posta in palio. Per la cronaca Vlahovic ha fallito un rigore neutralizzato da Berisha e altre due reti bianconere sono state annullate. Dell’Empoli rimane tanta volontà e zero tiri in porta.
La “Cenerentola” di turno invitata al palazzo del principe prende stavolta le sembianze del Lecce che con il successo per 2 a 0 si porta, in compagnia della Juve, a ridosso del duo meneghino. Onorevole il comportamento della Salernitana sconfitta, ma non umiliata, anzi il contrario.
Quando si dice il valore della famiglia. L’Inter, non volendo lasciare soli soletti i cugini rossoneri sulla fredda vetta della classifica, ha pensato bene di sfoderare una prestazione super, devastando letteralmente tutte le barriere, spesso troppo avanzate, della malcapitata Fiorentina. Sontuose le prestazioni di Thuram, alla prima marcatura nel nostro campionato, e di Lautaro Martinez capace di racimolare tutte in una volta: una doppietta, la testa della classifica marcatori e l’ingresso nella top ten dei migliori realizzatori nerazzurri di tutti i tempi. Tutte sopra la media le prestazioni degli altri nerazzurri. Per chi invece indossava la casacca viola una sola attenuante: l’aver giocato giovedì il preliminare, vinto, di Conference.
Alla ripresa dalla sosta per la nazionale, cena di famiglia a casa Inter, dove i cugini non si scambieranno di certo abbracci e baci. Un po’ “parenti serpenti” per questo gala in prima assoluta: mai accaduto un derby meneghino con le squadre appaiate da sole in testa alla classifica.
Alla prossima