Finalmente anche il capocannoniere della scorsa stagione Mateo Retegui ha preferito l’Arabia al suolo italico, lui oriundo con padre e madre di origini liguri e siciliane. All’Atalanta vanno ben 68 milioni (fatto strano che un club saudita abbia riconosciuto tale importo alla società d’appartenenza), A lui 80 milioni per quattro anni ai quali nessuno di noi avrebbe certamente rinunciato.
Sapete cosa sono 20 milioni annui, ossia poco meno di 1,7 al mese? Non potete neppure immaginare cosa un comune mortale possa fare con tanti soldi anche se poi sappiamo che almeno il 20% se lo intascherà il suo procuratore, la vera anima pensante del trasferimento.
L’Al-Qadsiah è la squadra della città di Khobar e di proprietà della società petrolifera Aramco (e ti pareva …). Finiti quarti nella passata Saudi Pro League, vantano nella propria rosa giocatori di un certo nome ma ormai in là con gli anni come lo spagnolo Nacho ex Real Madrid nonchè il gabonese Aubameyang, comunque in uscita, che di squadre ne ha girate non poche fra le quali Barcellona, Arsenal, Dortmund, Marsiglia, Chelsea ed addirittura Milan agli inizi di carriera.
Ora venendo a Mateo, argentino naturalizzato italiano, tanto da essere scelto da Mancini allora CT azzurro quando nessuno lo conosceva, ha scelto la retta via nonostante le critiche che gli pioveranno addosso ma che nel calcio attuale non hanno più ragione di esistere. Di questo tresferimento si beneficeranno anche le sue precedenti squadre grazie al meccanismo di solidarietà FIFA con l’Atalanta obbligata a riconoscere il 5% suddiviso fra Estudiantes, River, Boca Juniors, Talleres e Tigre.
I calcoli sono presto fatti lasciando al lato il romanticismo che molti anche troppi sbandierano in queste occasioni. L’Atalanta in linea con la propria filosofia ogni anno realizza plusvalenze importanti, dapprima quella di Hoijlund allo United per quasi 78 milioni, poi quella dell’anno scorso di Koopmeiners alla Juventus per circa 60 e quest’anno quella di Retegui.
La benda che ha sulla mano sinistra per lui sono come gli spinaci di Popeye e siamo sicuri che anche fra dune e palme non se ne priverà, quando lo fece il suo fiuto del gol venne meno.
Foto: Giuliano Marchisciano