Complimenti al Napoli! Apriamo il racconto dell’ultima giornata del novantatreesimo campionato italiano di Serie A a girone unico (altri trenta giocati con formula diversa) elogiando la squadra che si è assisa al trono del vincitore con pieno merito.
Le ventuno giornate passate in testa alla classifica contro le nove dell’avversario, l’Inter, ne certificano la legittimità. Certo, voi obietterete dicendo che alla fine l’importante è arrivare primi all’ultima giornata, anche se fosse la sola, ma il Napoli questa voglia del quarto scudetto l’ha mostrata già dal dopo-partita della prima giornata, che vide gli uomini di Conte perdere rovinosamente in quel di Verona per 3 a 0. Da lì ha avuto inizio una cavalcata prepotente, interrotta solo il 23 febbraio a Como, dove, sconfitto, si vide sorpassare dagli allora campioni d’Italia nerazzurri. Timone ripreso alla giornata 35, quando l’Inter capolista dovette cedere all’ultimo istante sul campo di Bologna, spesso foriero di nefaste tenzoni per i meneghini.
Invero dobbiamo anche dire che, dal punto di vista statistico, questo è stato – insieme a quelli del 2003-04, 2009-10 e 2010-11 – il campionato vinto con il minor numero di punti: 82 (non fa testo il 2005-06) e quello con il minor numero di reti segnate dalla squadra vincitrice: 59.
Indicare gli eroi di questa impresa, che è anche l’impresa di un’intera città meravigliosa qual è Napoli, non è semplice, perché in tanti reclamano ruolo di primattore, ma certamente Antonio Conte e Scott McTominay lo meritano in assoluto. Il primo, autentico trascinatore, capace di raggiungere un record mai raggiunto, ovvero l’aver vinto, come allenatore, scudetti con tre squadre diverse (occhio, perché è in odore di tornare a casa Juve); mentre lo scozzese, nei panni del nuovo Braveheart, ha ridato ai napoletani ciò che gli era stato tolto con le cessioni di Osimhen e Kvaratskhelia.
Passiamo adesso alla squadra consegnataria di quello scudetto che, fino al minuto 89 del turno precedente, sembrava potesse restare cucito sulle maglie a tinte nerazzurre. L’Inter, dobbiamo dire, al netto del merito assoluto del Napoli, non avrebbe demeritato l’eventuale ventunesimo titolo e parecchie sono le attenuanti per il mancato successo finale, prima fra tutte la prossima finale di Champions League che la vedrà impegnata sabato a Monaco di Baviera contro il Paris di – ironia della sorte – Kvaratskhelia. Un cammino lungo ben 15 partite che parecchie forze hanno sottratto agli uomini di Simone Inzaghi; e se a queste aggiungiamo le due partite di Supercoppa in terra araba e una partita in più in Coppa Italia, vediamo come l’Inter, nei confronti dei partenopei, abbia giocato quasi un girone intero in più. Aggiungiamo poi un mercato con investimento minimo di 19 milioni contro gli oltre 150 spesi dal Napoli – tra l’altro con acquisti in prospettiva come il portiere Martinez e un certo Palacios spedito subito a Monza – dobbiamo convenire che Inzaghi (vento d’Arabia che soffia alle spalle) ha dovuto fare i salti mortali per gestire le formazioni delle quasi 60 partite disputate, un po’ come “fare le nozze coi fichi secchi”. Certo resta l’amarezza, resa ancor più amara da qualche svista arbitrale nel finale, di aver avuto la possibilità fino all’ultimo di potercela fare, ma tant’è!
Diamo gloria ai vincitori e onore agli sconfitti e, se per caso sabato 31 a Monaco dovesse succedere… allora tutto andrebbe riscritto.
Veniamo al resto, sorvolando sulle due partite isolate del sabato, servite solo al Milan per scavalcare il Bologna e agganciare quell’ottava posizione che gli permette di evitare i turni estivi di Coppa Italia.
Eccoci alle sei partite di domenica sera che, in contemporanea, dovevano decidere quali squadre andavano in Europa – e naturalmente in quale competizione – e le altre due condannate alla B a far compagnia al Monza.
In Champions andava la Juventus, non senza patemi, e contemporaneamente mandava in Serie B il Venezia. Per gli uomini di Tudor – che con ogni probabilità lascerà il posto ad Antonio Conte – l’obiettivo minimo stagionale è stato raggiunto, anche se le aspettative a inizio torneo erano ben altre dopo l’arrivo di Thiago Motta, gli ingenti investimenti di mercato e il conseguente entusiasmo di tutto il popolo bianconero.
La Roma, autrice di un recupero sensazionale, dovrà accontentarsi di partecipare, in compagnia del Bologna, all’Europa League, ma almeno può fregiarsi di aver vinto il campionato stracittadino con la Lazio, recuperandole la bellezza di diciannove punti. La Fiorentina, vincendo a Udine, agguanta – per la quarta volta consecutiva – la qualificazione alla Conference, mettendo fuorigioco la Lazio che così passa dalle speranze Champions al nulla assoluto, se non aver fatto salvare il Lecce e dato una mano al Napoli fermando l’Inter. Infine, l’altra retrocessa in B è l’Empoli che, in casa, naufraga nello scontro diretto con il Verona e, dopo quattro campionati, torna nella serie cadetta. Infine si salva anche il Parma che espugna il campo dell’Atalanta.
Adesso tutti concentrati sulla partita delle partite, ovvero la finale di Champions tra l’Inter e il Paris.
Al prossimo campionato!