Il vecchio adagio “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare” non vale per Paulo Fonseca. Nel giorno della festa del 125^ anno dalla fondazione del club più prestigioso d’Italia, considerato il palmares internazionale, alla presenza di campioni che hanno scritto la leggenda dei colori rossoneri, Fonseca mette in castigo le stelle di casa e fa accomodare in panca il lavativo Theo Hernandez, il polemico e scarso Calabria, il reazionario Tomori.
E si prende la scena. Meritatamente. Perché il suo atteggiamento schietto e sincero è un vero schiaffo all’ipocrisia. La festa è stata suggestiva ma ha avuto il suo punto nevralgico al momento del trionfo delle stelle del passato al quale ha fatto da contraltare la sonora bordata di fischi per Ibrahimovic, inquadrato sullo schermo gigante.
Poi la partita che porta alla realtà del tempo attuale ben lontano dai fasti antichi. Un primo tempo con marcata supremazia rossonera, sterile per difetto palese di finalizzazione da parte degli attaccanti. Replicato puntualmente nel secondo tempo, nonostante gli innesti di Morata e Camarda. La intelligente difesa degli uomini di Vieira tiene bene ed alla fine i fischi assordanti salutano i giocatori con cori pesanti anche nei confronti della società invitata ad andare via. La festa è proprio finita.
Sic transit gloria mundi.
Foto Paolo Vinci
