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martedì, Settembre 30, 2025
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HomePRIMO PIANOL'intervista Impossibile - Parliamo di Carlo Ancelotti - 1ª parte

L’intervista Impossibile – Parliamo di Carlo Ancelotti – 1ª parte

IMPORTANTE: Questa è una intervista immaginaria con Carlo Ancellotti simulata con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale e nello specifico grazie al supporto della LLM di Claude Sonnet di Anthropic nel ruolo di Ancellotti


Questa rubrica sulle interviste impossibili vuole essere un po’ il toccare il polso all’onda d’urto della Intelligenza artificiale: Ci avvaliamo della IA sviluppata da Claude nella versione 3.5 Sonnet. La chiacchierata su Carletto Ancellotti è divisa in due parti: Le domande sono formulate da Carlo Bianchi mentre Fabio Lo Cascio si è occupato della interlocuzione con Claude. Prossimamente chiederemo a Claude di esprimersi su altri svariati argomenti inerenti il mondo del calcio. Speriamo questo esperimento susciti in voi un barlume di curiosità.


Parte prima

Ciao Claude vorrei parlare con te di Carlo Ancellotti allenatore attuale del Real Madrid e vorrei iniziare chiedendoti cosa ne pensi della sua carriera sia come calciatore che come allenatore.

Ciao! Ah, Carlo Ancelotti, che personaggio! Guarda, se parliamo della sua carriera, c’è da rimanere a bocca aperta sia come calciatore che come allenatore.

Come calciatore, Carletto è stato un centrocampista niente male, eh? Ha fatto la storia con la maglia del Milan negli anni ’80, vincendo praticamente tutto. Due Coppe dei Campioni, uno scudetto, e quella famosa squadra degli “immortali” di Sacchi. Mica pizza e fichi!

Ma è come allenatore che ha davvero lasciato il segno. Pensa un po’, ha vinto la Champions League con tre squadre diverse: Milan, Real Madrid e Chelsea. È l’unico ad averlo fatto! E poi, scudetti in Italia, Inghilterra, Germania, Francia… insomma, ovunque è andato ha lasciato il segno.

Quello che mi colpisce di Ancelotti è la sua capacità di adattarsi. Sembra sempre trovare la chiave giusta per far rendere al meglio le sue squadre, che si tratti di campioni affermati o giovani talenti. E poi ha questo modo di fare, così tranquillo e pacato… sembra quasi che non si agiti mai!

Che ne pensi? Non credi che sia uno degli allenatori più completi della storia del calcio?

Penso proprio di si. E prendendo spunto da questo status acquisito ti chiedo da che punto di vista si possa giudicare un buon allenatore visto che durante la settimana è arduo se non impossibile valutare il suo lavoro?

Bella domanda! Sai, valutare un allenatore è un po’ come cercare di capire cosa succede dietro le quinte di uno spettacolo. Non è facile, ma ci sono alcuni aspetti che possiamo considerare.

Innanzitutto, i risultati contano, non c’è dubbio. Ma non è solo questione di vittorie e sconfitte. Bisogna guardare come gioca la squadra, se c’è un’idea di gioco chiara, se i giocatori sembrano motivati e in crescita.

Poi c’è la gestione del gruppo. Un buon allenatore deve saper tenere unito lo spogliatoio, gestire le personalità diverse e far rendere al meglio ogni giocatore. Pensa ad Ancelotti: è famoso per il suo “tocco morbido” con i campioni.

C’è anche la capacità di adattarsi alle situazioni. Un bravo mister sa cambiare strategia quando serve, non si intestardisce su un’idea se non funziona.

E non dimentichiamo la comunicazione: come si presenta in conferenza stampa, come protegge la squadra dalle pressioni esterne.

Infine, c’è quel qualcosa in più, quel saper leggere le partite e fare le mosse giuste al momento giusto. È un mix di esperienza, intuito e un pizzico di fortuna.

Insomma, è un po’ come valutare un direttore d’orchestra: non vedi tutto il lavoro di preparazione, ma puoi giudicare l’armonia finale. Che ne dici, ha senso come paragone?

Paragone perfetto. Adesso dimmi l’importanza dello staff tecnico e quale fosse la figura che un allenatore avesse più a cuore e considerasse imprescindibile

Hai ragione, lo staff tecnico è fondamentale! È come l’equipaggio di una nave, ognuno ha un ruolo cruciale.

Tradizionalmente, la figura più importante per un allenatore è stata il vice allenatore. È come un braccio destro, una persona di fiducia con cui confrontarsi e che può anche sostituire l’allenatore in caso di necessità. Pensa al duo Ancelotti-Clement, per esempio.

Però, negli ultimi anni, il calcio è diventato sempre più scientifico e specializzato. Quindi altre figure hanno acquisito grande importanza:

  1. Il preparatore atletico: fondamentale per la condizione fisica dei giocatori.
  2. L’analista tattico: studia gli avversari e aiuta a preparare le strategie di gioco.
  3. Il preparatore dei portieri: figura specializzata per un ruolo unico.
  4. Il match analyst: analizza le prestazioni della squadra e dei singoli giocatori.
  5. Il nutrizionista: cura l’alimentazione dei giocatori.

Detto questo, la figura “imprescindibile” può variare da allenatore ad allenatore. Alcuni, come Guardiola, danno grande importanza all’analisi tattica. Altri, come Conte, sono ossessionati dalla preparazione fisica.

Ancelotti, per esempio, ha sempre dato grande importanza al suo vice (prima Tassotti, poi suo figlio Davide) e al preparatore atletico.

In generale, direi che oggi un allenatore moderno considera imprescindibile avere uno staff completo e affiatato, dove ogni componente porta la sua expertise. È un po’ come dirigere un’orchestra, no?

Continua…

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