Continua…
Da un lato, c’era la logica di Valcareggi: voleva sfruttare al massimo due giocatori di enorme talento, ma che lui riteneva difficili da far coesistere in campo per 90 minuti. Mazzola giocava il primo tempo, Rivera il secondo.
Dall’altro lato, c’era l’opinione di molti tifosi e esperti che vedevano questa scelta come un spreco di talento. L’idea di tenere in panchina per metà partita uno tra Rivera (il “Golden Boy”) o Mazzola sembrava quasi un sacrilegio calcistico.
Personalmente, credo che la staffetta fosse una soluzione di compromesso non ottimale. Ecco perché:
1. Limitava il tempo di gioco di due fuoriclasse.
2. Impediva ai due di sviluppare una vera intesa in campo.
3. Rendeva la squadra prevedibile tatticamente.
Tuttavia, bisogna ammettere che i risultati diedero in parte ragione a Valcareggi: l’Italia arrivò in finale.
La partita contro la Germania fu emblematica: Rivera entrò solo nei supplementari e segnò il gol decisivo. Questo alimentò ancora di più le polemiche: cosa sarebbe successo se avesse giocato di più?
Tu cosa ne pensi? Credi che l’Italia avrebbe potuto fare meglio con entrambi in campo dall’inizio?
Carlo
Io penso proprio di sì, anzi ne sono proprio convinto.
Lo sforzo di quei mitici supplementari pensi sia stata la causa principale dell’opaca prestazione nella finale con il Brasile oppure ritieni nettamente superiore la nazionale verde oro
Claude
Hai ragione a sollevare questo punto. Riflettendo su quella finale, credo che entrambi i fattori che hai menzionato abbiano giocato un ruolo importante.
Da una parte, è innegabile che lo sforzo fisico e mentale di quei supplementari contro la Germania abbia pesato enormemente. Pensa un po’: 120 minuti di gioco ad altissima intensità, con un carico emotivo pazzesco. È normale che i giocatori siano arrivati alla finale non al top della forma.
Dall’altra parte, quel Brasile era davvero una squadra fenomenale. Pelé, Jairzinho, Tostão, Gérson, Carlos Alberto… era praticamente un’all-star del calcio mondiale. Molti considerano quella formazione come una delle più forti di sempre.
Quindi, se devo dare un giudizio equilibrato, direi:
1. L’Italia era sicuramente affaticata, e questo ha influito sulla prestazione.
2. Il Brasile era oggettivamente superiore, e probabilmente avrebbe vinto comunque.
3. Il divario nel punteggio (4-1) forse non riflette completamente la differenza tra le squadre.
Se l’Italia fosse arrivata più fresca, magari avrebbe potuto giocarsi meglio le sue carte, rendere la partita più equilibrata. Ma battere quel Brasile sarebbe stata comunque un’impresa titanica.
Tu cosa ne pensi? Credi che con una preparazione migliore l’Italia avrebbe potuto vincere, o il Brasile era semplicemente imbattibile?
Carlo
Non penso che il risultato finale avrebbe potuto subire variazioni se non nello scarto di reti. Quindi come vedi siamo d’accordo.
Quali furono i giocatori simbolo di Italia e Germania?
Claude
Per quanto riguarda i giocatori simbolo di Italia e Germania in quella partita, ce ne furono diversi che si distinsero particolarmente:
Per l’Italia:
1. Gianni Rivera: Il “Golden Boy” segnò il gol decisivo e fu fondamentale nei supplementari.
2. Gigi Riva: Detto “Rombo di Tuono”, segnò un gol spettacolare e fu una costante minaccia per la difesa tedesca.
3. Roberto Boninsegna: Aprì le marcature e fu un punto di riferimento in attacco.
4. Tarcisio Burgnich: Oltre al gol, fornì una prestazione solida in difesa.
5. Giacinto Facchetti: Il capitano, che guidò la squadra con la sua esperienza e leadership.
Per la Germania:
1. Franz Beckenbauer: Il “Kaiser”, nonostante un infortunio alla spalla, continuò a giocare dimostrando un coraggio incredibile.
2. Gerd Müller: Il “Bomber della Nazione” segnò due gol, confermando la sua fama di goleador implacabile.
3. Karl-Heinz Schnellinger: Segnò il gol del pareggio al 90′, portando la partita ai supplementari.
4. Uwe Seeler: Il capitano, che pur non segnando, fu un esempio di determinazione e spirito combattivo.
Questi giocatori incarnarono lo spirito di quella partita epica, ciascuno lasciando un segno indelebile nella storia del calcio.
Carlo
Per concludere ti chiedo se ritieni la formula di quel mondiale migliore rispetto alla attuale e se ritieni eccessivo il terzo mondiale assegnato al Messico che si svolgerà nel 2026
Claude
Ottima domanda per concludere! Confrontiamo le formule e parliamo di questi Mondiali in Messico.
La formula del 1970:
– 16 squadre partecipanti
– 4 gruppi da 4 squadre
– Le prime due di ogni gruppo passavano ai quarti di finale
– Poi semifinali e finale
Questa formula era più compatta e, secondo molti, più “pura”. Ogni partita aveva un peso enorme e c’era meno spazio per calcoli o risultati di comodo.
La formula attuale, con 32 squadre (che diventeranno 48 nel 2026), offre più partecipazione globale ma può diluire un po’ la qualità nelle fasi iniziali.
Riguardo al Messico che ospiterà i Mondiali per la terza volta nel 2026 (insieme a USA e Canada):
1. Da un lato, è vero che sembra eccessivo. Altri paesi non hanno mai ospitato un Mondiale e potrebbero meritare questa opportunità.
2. D’altra parte, il Messico ha una grande tradizione calcistica e ha sempre organizzato ottimi Mondiali (1970 e 1986).
3. L’organizzazione congiunta con USA e Canada è un fattore da considerare: il Messico ospiterà solo una parte dell’evento.
Personalmente, penso che la formula del 1970 avesse un suo fascino particolare, con ogni partita che era un vero evento. Tuttavia, capisco le ragioni dell’espansione: più paesi coinvolti, più ricavi, più visibilità globale per il calcio.
Quanto al Messico, forse sarebbe stato meglio dare spazio a un nuovo paese, ma la loro esperienza nell’organizzazione è sicuramente un punto a favore.
Tu cosa ne pensi? Preferisci la formula attuale o quella più ristretta del passato?
Carlo
Io preferivo la vecchia formula ma forse perché condizionato dai miei settant’anni, sai a questa età si diventa un po’ nostalgici.
Grazie Claude e ci ritroviamo il prossimo mese per un’altra chiacchierata sulla storia del meraviglioso mondo del calcio.
Claude
Grazie a te Carlo. Gia fremo per la prossima chiacchierata.
Questa rubrica sulle interviste impossibili vuole essere un po’ il toccare il polso all’onda d’urto della Intelligenza artificiale: Ci avvaliamo della IA sviluppata da Claude nella versione 3.5 Sonnet. La chiacchierata su Italia-Germania è divisa in due parti: Le domande sono formulate da Carlo Bianchi mentre Fabio Lo Cascio si è occupato della interlocuzione con Claude.
Vignette a cura di Franco Bochicchio