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domenica, Giugno 22, 2025
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La classe operaia va in paradiso

Per gli amanti del calcio e del cinema anni Settanta, il titolo dato a questo commento della ventiseiesima giornata calza a pennello. Avremmo potuto utilizzare un altro caposaldo della cinematografia quale “La caduta degli dei”, ma il primo ci sembra più appropriato. Ma qual è questa classe operaia? Be’, in campo vestiva i colori di Como, Venezia, Verona, Parma e Torino. A salvarsi da questa rivoluzione social-calcistica soltanto chi indossava maglie nerazzurre e bianconere.

Ma passiamo ai fatti del campo. A vestire i panni del capo rivoluzione era il Como che sconquassava letteralmente la classifica battendo meritatamente la ex capolista Napoli che, dopo i tre stentati pareggi consecutivi, incappava in una sconfitta che per certi versi aleggiava negli incubi notturni dei tifosi partenopei. Genesi di questa sconfitta la carnevalesca autorete di Rrahmani già al 7′, ma che per bontà d’animo proletario il Como era sollecito a restituire il favore appena dieci minuti dopo con il malcapitato Kempf che consegnava a Raspadori l’opportunità di cancellare l’orrore precedente. Per vedere vero calcio bisognava attendere i colpi di genio di Nico Paz, per il quale stravediamo sempre di più, e l’altro genietto lariano Assane Diao che con il suo terzo gol consecutivo in campionato consegnava al Como la vittoria e all’Inter la testa della classifica solitaria. Per il Napoli adesso tutte le fiches sul tavolo di sabato 1° marzo nel confronto con la neo capolista.

Interrompiamo le cronache rivoluzionarie per parlare di Inter-Genoa 1-0, anche se gli intenti di sovvertimento del potere da parte dei liguri sono apparsi evidenti e non troppo lontani dal potersi attuare. Pensate che l’Inter ha dovuto attendere oltre un tempo di gioco per poter scagliare il primo tiro nello specchio della porta difesa da Leali. C’è voluta un’intuizione aerea di Lautaro con evidente deviazione di Masini per scardinare la difesa rossoblu. L’altro Martinez, quello che difendeva i pali della porta nerazzurra per la prima volta in campionato, due minuti prima aveva compiuto il miracolo di sbarrare con una sua uscita la porta a Ekuban. L’Inter inizia bene questo suo ciclo di ferro tra campionato, Champions e Coppa Italia e torna sul trono solitaria, cosa mai accaduta in questo campionato. Al Genoa vanno comunque fatti i complimenti per la bella prestazione.

Riprendiamo la cronaca dei moti rivoluzionari con la bella e convincente vittoria del Parma nel derby emiliano con il Bologna. Successo ampiamente meritato contro un Bologna abulico ma fortemente irritato dalle decisioni arbitrali di Abisso (clamorosa la non espulsione di Cancellieri). Per i ducali una boccata d’ossigeno fondamentale che dà il benvenuto al nuovo mister Chivu. Dal canto suo il Bologna avrà la possibilità di rifarsi giovedì nel recupero della nona giornata contro il Milan.

Appunto, eccoci proprio ai rossoneri, obbligati a cancellare la cocente delusione per la mancata qualificazione agli ottavi di Champions. Ad attenderli c’era in casa propria il Torino, recente bestia nera dei milanesi. Succede di tutto in questa partita e tutto congiura contro i rossoneri: autorete da antologia comica di Thiaw, ma con peccato originale del sempre più incerto Maignan; calcio di rigore fallito da Pulisic, ottimo rigorista ma non tanto quanto il para-rigori per eccellenza Milinkovic-Savic; dormita colossale nell’occasione della definitiva rete del vantaggio granata di Ginetis. Insomma, un Milan in pieno stato comatoso, rimasto forse troppo inebriato dal fumo intenso (il riferimento a Conceição non è puramente casuale) emanato dalla Supercoppa. Il Torino invece si lancia alla rincorsa di quella parte sinistra della classifica che per storia gli spetta di diritto.

Il Veneto contribuiva in modo massiccio alla rivoluzione proletaria grazie al Venezia che imponeva il pari alla quarta forza in quel momento del campionato, ovvero la Lazio. Un pari meritato e per certi versi anche un po’ strettino. I romani non offrivano la solita prestazione di livello e si vedranno superati nell’ultimo posto utile per la Champions dalla Juventus. Al Venezia questo punto non sappiamo quanto possa servire, ma potrebbe essere l’input per un recupero che avrebbe del miracoloso.

Ancora Veneto sugli scudi e questa volta era il Verona che proprio all’ultimo istante si prendeva i tre punti contro una Fiorentina rimasta ferma ancora alla bella ma forse illusoria vittoria sull’Inter. Da allora tre sconfitte consecutive che ne minano fortemente la lotta per i posti in Europa.

Ed eccoci a quella che è sempre stata considerata la terza forza del campionato, l’Atalanta, ma che con il larghissimo successo, 5-0, sul campo di un Empoli sempre più in crisi, si pone a soli tre punti dalla testa della classifica comandata da quell’Inter che tra qualche settimana dovrà fargli visita. Per la cronaca la doppietta di Lookman, dichiaratamente separato in casa con il mister Gasperini. L’Empoli, che oggi sarebbe in B, se vuole salvarsi ha bisogno di una svolta, ma D’Aversa è stato confermato dalla proprietà.

In attesa di Roma-Monza di stasera, dove non sembra possibile alcun moto rivoluzionario, parliamo della quarta vittoria consecutiva in campionato di una Juventus che, zitta zitta, Champions a parte, sembra essersi incanalata nel giusto cammino. Vittoria di corto muso a Cagliari e Vlahovic che torna titolare e ripaga la fiducia di Thiago Motta segnando la rete della vittoria con l’evidente complicità di Mina, conosciuto come un mastino carneade ma che ieri ha vestito i panni dell’agnellino da sbranare.

P.S. La Roma come previsto ha fatto un sol boccone del povero Monza oramai candidato eletto alla retrocessione in B. Curiosità in casa giallorossa la presenza di tanti talentini con i calzettoni abbassati, che bei ricordi con Omar Sivori e Mariolino Corso!

Alla prossima

 

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