Nico Kovac ed i suoi ragazzi ricorderanno a lungo questa serata: dominano la Juve, si portano avanti 4-2 e nel recupero subiscono due reti quando ormai lo stadio è semideserto. Certo, partire con un pareggio casalingo in Champions non è il massimo per i bianconeri, ma partite del genere danno morale ed accrescono l’autostima.
Il Borussia è stato obiettivamente superiore, ha dimostrato padronanza dinanzi ad una Juve, come al solito intimorita al cospetto del palcoscenico europeo.
Ma i gialloneri sono stati assai presuntuosi, soprattutto nel convulso finale. E l’episodio chiave è stato proprio il bisticcio tra Guirassy e Bensebaini, con quest’ultimo che alla fine ha messo la palla sul dischetto ed ha trasformato il penalty che sembrava aver messo la parola fine alla contesa.
Kovac, fino a quel momento sereno, ha perso le staffe, ha tolto la punta ed ha accolto molto freddamente il suo campione.
La partita è stata molto tattica e accorta da ambo le parti nel primo tempo, tanto è vero che il risultato a reti bianche ne è stata la logica conseguenza.
Al rientro in campo sono iniziate le montagne russe: gli ospiti provano a scappare due volte (Adeyemi e Nmecha), gli uomini di Tudor li riacciuffano (Yildiz, con un magnifico goal “alla Del Piero” e Vlahovic, nel frattempo subentrato ad uno spento David).
La papera di Di Gregorio sul tiro di Yan Couto sembra infliggere la mazzata finale ai bianconeri, che subiscono anche la quarta rete su rigore. Il pubblico (molto tiepido stasera) non ci crede più e lo stadio si svuota rapidamente.
A quel punto viene fuori il lato peggiore del Borussia, già visto in campionato col St. Pauli, che in poco più di due minuti subisce due reti (ancora Vlahovic e Kelly, dopo lungo check del VAR) e vanifica una ripresa superlativa.
Da rimarcare le prestazioni di Kobel (paratissima su Yildiz e nel primo tempo su Thuram) e Sabitzer da una parte, e dell’immenso Vlahovic, finalmente trascinatore, dall’altra.
C’è da riconoscere che almeno Igor Tudor è riuscito a dare un’anima alla sua creatura (ed i cambi nel finale sono stati azzeccati). Con Thiago Motta sarebbe stato impensabile una simile rimonta.
Il Borussia è stato obiettivamente superiore, ha dimostrato padronanza dinanzi ad una Juve, come al solito intimorita al cospetto del palcoscenico europeo.
Ma i gialloneri sono stati assai presuntuosi, soprattutto nel convulso finale. E l’episodio chiave è stato proprio il bisticcio tra Guirassy e Bensebaini, con quest’ultimo che alla fine ha messo la palla sul dischetto ed ha trasformato il penalty che sembrava aver messo la parola fine alla contesa.
Kovac, fino a quel momento sereno, ha perso le staffe, ha tolto la punta ed ha accolto molto freddamente il suo campione.
La partita è stata molto tattica e accorta da ambo le parti nel primo tempo, tanto è vero che il risultato a reti bianche ne è stata la logica conseguenza.
Al rientro in campo sono iniziate le montagne russe: gli ospiti provano a scappare due volte (Adeyemi e Nmecha), gli uomini di Tudor li riacciuffano (Yildiz, con un magnifico goal “alla Del Piero” e Vlahovic, nel frattempo subentrato ad uno spento David).
La papera di Di Gregorio sul tiro di Yan Couto sembra infliggere la mazzata finale ai bianconeri, che subiscono anche la quarta rete su rigore. Il pubblico (molto tiepido stasera) non ci crede più e lo stadio si svuota rapidamente.
A quel punto viene fuori il lato peggiore del Borussia, già visto in campionato col St. Pauli, che in poco più di due minuti subisce due reti (ancora Vlahovic e Kelly, dopo lungo check del VAR) e vanifica una ripresa superlativa.
Da rimarcare le prestazioni di Kobel (paratissima su Yildiz e nel primo tempo su Thuram) e Sabitzer da una parte, e dell’immenso Vlahovic, finalmente trascinatore, dall’altra.
C’è da riconoscere che almeno Igor Tudor è riuscito a dare un’anima alla sua creatura (ed i cambi nel finale sono stati azzeccati). Con Thiago Motta sarebbe stato impensabile una simile rimonta.