Napoli deve ammainare per qualche giorno bandiere, vessilli, striscioni, sagome di vecchi e nuovi campioni, spegnere le miccie dei triktrak, tutti segni questi della smisurata pass+ione di un popolo, che dopo oltre trent’anni, si ritrova nel ruolo, meritato sul campo, di “papessa tra papi”. Tutto questo perché l’altra squadra campana, la Salernitana, non ha voluto partecipare alla festa, come vittima sacrificale sull’altare del Maradona.
Napoli deve ammainare per qualche giorno bandiere, vessilli, striscioni, sagome di vecchi e nuovi campioni, spegnere le miccie dei triktrak, tutti segni questi della smisurata pass+ione di un popolo, che dopo oltre trent’anni, si ritrova nel ruolo, meritato sul campo, di “papessa tra papi”. Tutto questo perché l’altra squadra campana, la Salernitana, non ha voluto partecipare alla festa, come vittima sacrificale sull’altare del Maradona.
La partita è stata un monologo azzurro alla ricerca del vantaggio con i granata a sfoderare una difesa di altri tempi e a non mollare grazie anche ad un Ochoa sensazionale. Ma quando a meno di 20 minuti della ripresa Olivera, riserva di lusso degli azzurri, metteva a segno la rete che in quel momento voleva dire terzo scudetto, al frastuono della città tutta mancava solo, grazie a Dio, il borbottio del Vesuvio. Però a cinque dal termine, un ragazzone dalla pelle olivastra e dal futuro garantito, tale Dia, faceva calare il silenzio su tutto il territorio. Ma per le feste basta avere un po’ di pazienza. Prossima fermata per il paradiso giovedì 4 maggio in terra friulana.
Il campionato ad ogni modo spostava il suo interesse su chi conquisterà il pass per un posto alle prossime coppe europee, e chi cercherà di evitare le posizioni che determinano l’estromissione dal nostro massimo campionato per tornare nel purgatorio della serie B.
Per la contesa dei posti nobili, il turno numero trentadue offriva lo scontro diretto Roma Vs Milano, e ad aprire le danze sono Roma e Milan in uno stadio Olimpico pieno in ogni ordine di posti. La partita, vuoi per l’importanza della posta in palio, vuoi per la capacità di far giocare male i suoi avversari, caratteristica fondamentale della Roma di Mourinho, dicevamo, la partita è stata di una noia mortale tale da indurre parte del pubblico a lasciare anzitempo gli spalti. Errore gravissimo perché proprio nei minuti di recupero, esattamente il 93 e il 95, succedeva il finimondo. Prima, grazie ad un errore di De Ketelaere, la Roma operava un contropiede micidiale che portava Abraham a siglare il vantaggio giallorosso. Ma appena due minuti dopo e ad un minuto prima del fischio finale, Saelemaekers sbucando dal nulla firmava il meritato pareggio, grazie anche alla complicità di Rui Patricio.
La domenica tanto attesa dal pubblico napoletano ha inizio proprio con la partita, insieme alla propria, da cui dipende la grande festa, Inter-Lazio che oltre per alimentare le gioie partenopee, è di fondamentale importanza per la conquista delle posizioni champions, specie dopo il pareggio tra Roma e Milan. L’inter che è obbligata a vincere, inizia alla grande ma come spesso gli capita dopo aver fallito un paio di ghiotta occasioni e vedersi annullata una rete per fuorigioco, passava in svantaggio al primo vero tiro nello specchio dei laziali con il solito Felipe Anderson grazie ad un errore clamoroso dell’ex Acerbi. Così dopo aver sfiorato il pareggio ma rischiato di prendere il secondo gol si andava negli spogliatoi con i nerazzurri immeritatamente in svantaggio. Stessa musica per i primi trenta minuti abbondanti della ripresa, con la porta della Lazio che appare stregata. Ma ecco che, dopo l’ingresso in campo di Lautaro al posto di uno spento Correa, la rigenerata LuLa entra in scena con Lukaku che, grazie a due assist chirurgici, mette prima lo stesso Lautaro e poi Gosens nelle condizioni di ribaltare il risultato. Infine ancora Lautaro metteva al sicuro il risultato su uno svarione difensivo dei biancocelesti restituendogli il 3 a 1 dell’andata. Questo risultato posiziona l’Inter al quarto posto grazie ad una migliore differenza reti nei confronti di Milan e Roma.
Grazie alla ritrovata vena realizzativa di Zapata l’Atalanta espugnava la Torino granata. Il successo degli orobici lo definiamo meritato solo per la bellezza delle due marcature che lo hanno determinato. Autore, oltre al già citato Zapata, Zappacosta che aveva portato in vantaggio i nerazzurri, momentaneamente raggiunti da una rete del torinista Sanabria. Fa duopo segnalare che un pareggio sarebbe stato risultato più equo, ma le prodezze del duo ZaZa, personaggio tanto caro alla grande Gabriella Ferri, gli è stato fatale.
Passando alla lotta per non andare in purgatorio c’è una squadra che di peccati ne sta facendo davvero tanti e questa prende il nome di Spezia. La sua auto fustigazione sa dell’incredibile. Ad interpretare il ruolo del “cilicio” di turno è stato il sorprendente Monza che ultimamente di fustigazioni ne ha compiute abbastanza. Adesso i brianzoli puntano ad un piazzamento di prestigio al loro primo campionato in A, mentre lo Spezia, raggiunto dal Verona, può solo leccarsi le ferite nella speranza di riuscire a rimarginarle in tempo.
Verona, appunto, che è riuscita ad acciuffare un pareggio prezioso sul campo della Cremonese, approfittando anche della superiorità numerica per l’espulsione di Quagliata. Adesso la lotta si fa veramente elettrizzante con Spezia e Verona candidate principali ma Lecce ed Empoli devono comunque stare allerta.
Infatti l’Empoli ha perso l’occasione di tirarsi fuori dalla zona calda facendosi rimontare dal Sassuolo, con il bomber Berardi; prima il pareggio al minuto 82 e poi il vantaggio finale con un rigore assegnato e realizzato sette minuti oltre il tempo regolamentare.
Un notevole passo avanti lo ha compiuto il Lecce facendo fuori in casa propria una Udinese che sembra aver mollato qualsiasi interesse e viaggiando adesso nelle terre di mezzo. Per i salentini tre punti d’oro dopo un periodo lunghissimo di vacche magre.
A dire il vero ci si stringe il cuore a parlare della batosta che la Sampdoria, la squadra con la più bella maglia del mondo ma non quella indossata contro la Fiorentina, ha subito in un umiliante 5 a 0 in casa viola. Non solo la serie B oramai inevitabile, ma anche un futuro societario tutto da definire. La Fiorentina dal canto suo ha dovuto soltanto spingere un bel numero di palloni dentro la rete avversaria.
Per finire la giornata una partita che agli albori del campionato a girone unico era definita come la classicissima, quando il Bologna era considerato “lo squadrone che tremare il mondo fa”, e la Juventus vinceva titoli a raffica. Quella di adesso possiamo dire sia stata una partita emozionante, con occasioni a raffica da una parte e dall’altra. Alla fine il risultato di parità credo rispecchi sia il numero di palle gol create che le fasi di predominio del gioco. Certo la Juventus deve mangiarsi le mani per un rigore fallito da Milik in modo grottesco, ma lo stesso Milik ha provveduto a mettere le cose a posto realizzando la rete del pareggio nella ripresa. Non possiamo dire che i bianconeri siano definitivamente usciti dal tunnel imboccato ultimamente con quattro sconfitte consecutive tra campionato e coppa Italia, ma certamente la voglia di farlo si è notata tutta. Per il Bologna che si colloca, anche se a debita distanza, alle spalle del gruppo delle migliori, continua il suo campionato altamente positivo rispetto alle aspettative iniziali.
Alla prossima