Finisce con Vincenzo Italiano letteralmente scatenato sotto la curva “Andrea Costa” dopo aver sconfitto i fantasmi del suo passato.
La Fiorentina arriva al Dall’Ara senza il suo tecnico, colpito da un grave lutto familiare (in panchina siede il vice Citterio) e gestisce senza affanni la prima frazione di gioco.
Il Bologna tenta di fare la partita, ma senza rendersi mai particolarmente pericoloso e sono proprio i gigliati ad avere l’unica vera occasione con Cataldi, ben servito da Gudmundsson, che si fa ipnotizzare dal bravo Skorupski.
Nel Bologna si infortuna Ndoye, che rimane il campo fino alla fine del primo tempo (si teme un brutto infortunio).
L’uscita dello svizzero (sostituito ad inizio ripresa da Ferguson), che si aggiunge all’assenza forzata di Orsolini fa presagire un secondo tempo di marca viola.
Nulla di più errato: i felsinei si ripresentano con un Castro letteralmente scatenato che, dapprima coglie il palo, successivamente sventaglia una bellissima palla per Dominguez, che scatta sull’ala destra e centra per l’accorrente Odgaard, che fulmina da pochi passi l’incolpevole De Gea.
Il vantaggio dei padroni di casa non scuote i gigliati, che rischiano di capitolare per la seconda volta, ma prima Holm fallisce calciando alle stelle da favorevolissima posizione, poi Ferguson, ancora servito dall’imprendibile Castro costringe ad un intervento prodigioso l’estremo difensore viola.
Le sostituzioni non mutano sostanzialmente l’assetto della gara, anzi, dopo l’uscita di Gudmundsson, Kean sparisce letteralmente dal campo.
Al triplice fischio di Fabbri (buona la sua prova), esplode letteralmente il Dall’Ara: il Bologna scavalca temporaneamente il Milan e si porta a tre soli punti dalla tanto decantata (ma decadente e deludente) Juventus dell’ex Thiago Motta.
La “cura Italiano” comincia a dare i suoi frutti, dopo un inizio campionato veramente deludente.
La Fiorentina, dal canto suo, interrompe la striscia di otto vittorie consecutive: oggi i viola non hanno brillato, ma avranno l’occasione di riscattarsi già giovedì nell’insidiosa trasferta di Guimaraes.
Foto: Giuliano Marchisciano
