«Dopo la incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra, ampiamente documentata dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo, il nostro campionato, nel trentaquattresimo turno, ha proposto altre incoronazioni importantissime per le aspirazioni di qualificazione alla Champions, anche se di minor lignaggio. La prima corona è stata per la città di Milano, che, in attesa della semifinale di Coppa dalle grandi orecchie, ha parzialmente detronizzato con Inter e Milan le due squadre capitoline Roma e Lazio. Le vittorie sono state importanti non solo per il risultato, ma anche per lo svolgimento a favore delle due squadre milanesi».
Dopo la incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra, ampiamente documentata dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo, il nostro campionato, nel trentaquattresimo turno, ha proposto altre incoronazioni importantissime per le aspirazioni di qualificazione alla Champions, anche se di minor lignaggio. La prima corona è stata per la città di Milano, che, in attesa della semifinale di Coppa dalle grandi orecchie, ha parzialmente detronizzato con Inter e Milan le due squadre capitoline Roma e Lazio. Le vittorie sono state importanti non solo per il risultato, ma anche per lo svolgimento a favore delle due squadre milanesi.
L’Inter ha affrontato in trasferta i giallorossi, che tuttavia dovevano fare a meno di parecchi titolari. I nerazzurri hanno dimostrato una grandissima maturità, come già successo in passato. Nei primi venti minuti, la Roma ha cercato di mettere la partita sul binario della fisicità e della “garra” con un pressing asfissiante, ma senza procurare alcun problema ad Onana, che ha trasmesso alla squadra tanta sicurezza. L’Inter ha cominciato a tessere la sua tela colpendo con una perfetta azione di ripartenza sull’asse Brozovic-Dumfries-Dimarco. La gara è proseguita sulla stessa frequenza d’onda, con la Roma che ha usato la spada dell’agonismo e l’Inter il fioretto dell’intelligenza tattica. Alla fine, sfruttando un banale errore dell’avversario, i nerazzurri hanno raddoppiato con Lukaku, sfiorando il terzo gol con Lautaro che ha colpito in pieno la traversa. Per la Roma, è stata una sconfitta che pericolosamente allontana la squadra dalla zona Champions.
L’altro scontro vittorioso della cotoletta sull’abbacchio ha visto in campo Milan e Lazio. Nonostante i sei punti di differenza in classifica a favore dei biancocelesti, il Milan ha fatto sua l’intera posta in modo disarmante. Basta un dato su tutti per capire lo svolgimento della partita: tiri in porta a favore della Lazio zero assoluto e prima vera e unica palla gol creata al minuto ottantacinque. Ai rossoneri sono state sufficienti le reti di Bennacer prima e successivamente quella splendida di Theo Hernandez, autore di un coast to coast travolgente. L’unica nota stonata del pomeriggio rossonero è stato l’infortunio di Leao, che probabilmente dovrà rinunciare alla prima semifinale di Champions contro l’Inter di mercoledì. La Lazio non è mai riuscita ad accendere la luce, e nessuno degli astanti si è accorto della presenza delle maglie biancocelesti in campo.
Un’altra incoronazione meritata è quella della Juventus, che ha conquistato la vittoria contro l’Atalanta in una partita dove ha utilizzato la solita tattica dell’arrocco, per poi colpire con fendenti precisi e chirurgici dei suoi Lancillotto, nell’occasione Illing e Vlahovic. L’Atalanta non è riuscita a sfruttare al meglio il gran numero di colpi delle proprie durlindane, fermati sempre dalle armature bianconere. La Juventus si è quindi aggiudicata la vittoria e il secondo posto in classifica sempre con il beneficio d’inventario della penalità sospesa, mentre per l’Atalanta vale lo stesso discorso fatto in precedenza per la Roma.
Ma non sono finite le incoronazioni, anzi. La più sentita e importante di tutte nella sua forma ufficiale, va di scena al Maradona e di rimando in tutta la città di Napoli. Nessuna corona, nessun mantello, nessun sacro giuramento, ma semplicemente l’amore, il calore, la passione e la creatività di un popolo che ha voluto così incoronare tutti i suoi eroi da Osimhen al magazziniere, nessuno escluso. Il clima di festa totale non viene scalfito neanche quando l’eroe assoluto Osimhen si fa parare un calcio di rigore da Terracciano, portiere della Fiorentina, squadra sua malgrado invitata dal calendario alla festa scudetto. Ma quando una ventina di minuti dopo lo stesso Osimhen ha messo a segno il secondo rigore, neppure Munch avrebbe saputo dipingere un urlo così grande, così grato, così liberatorio, così felice. Per il resto, la partita ha visto una Fiorentina infastidita nell’accettare il ruolo di pasto regale, tentando, anche in più di un’occasione, di indossare i panni della guastafeste. Ma come cuore voleva la festa è stata piena e fragorosa come solo da quelle parti sanno fare.
Nei bassifondi della classifica, si lotta fino all’ultima stilla di sangue per salvarsi dalla forca della retrocessione. Due scontri diretti erano in programma in questa giornata. La Cremonese ha battuto lo Spezia, dando seguito ad una serie di buone prestazioni e risucchiando definitivamente i liguri nel vortice della disperazione. Gli spezzini, insieme ai doriani, fanno da contraltare alla gioia dei genoani neo-promossi in Serie A, dopo un solo anno di purgatorio, in un melodramma tutto ponentino. La prova degli uomini di Semplici è stata molto sfortunata, poco concreti in fase avanzata e poco attenti in quella difensiva. Certo, la strada della salvezza anche per la Cremonese è durissima, specie dopo la vittoria del Verona, ma la voglia di percorrerla c’è tutta.
Il Verona ha vinto contro il Lecce, coronando un inseguimento durato un paio di mesi, passando da una diagnosi di morte certa a quella di una guarigione miracolosa. Ancora nulla è certo e bisognerà lottare fino all’ultima giornata, ma le premesse sembrano essere quelle di lieto fine. Continua invece la caduta libera del Lecce, che vive ancora di rendita accumulata nell’ottimo girone d’andata. Ma continuare a sperperare la preziosa eredità potrebbe portare i salentini all’inatteso suicidio.
La gara tra Torino e Monza non è stata la solita partita da centro classifica di fine stagione, finita in pareggio, ma con una forte polemica da parte del mister Juric per un rigore non concesso nelle battute finali al suo Torino. A dire il vero, la valutazione del duo arbitro-VAR (Zufferli e Abbattista) lascia qualche dubbio, ma con qualche attenuante. Il risultato finale, nonostante tutto, può essere accettato e accettabile per entrambe le squadre, compreso l’entourage.
La notizia più triste della giornata arriva di lunedì dal campo di Udine dove i locali, battendo per 2 a 0 la Sampdoria, ne decretano allo stesso tempo la matematica retrocessione in serie B, dopo undici campionati di massima serie. Il tutto era ampiamente preventivabile ma l’ufficialità, dopo un paio di giorni dal ritorno in A dei poco amati cugini del Genoa, è stata per tutto l’ambiente blucerchiato una mazzata tremenda. Il nostro augurio è quello di una risalita immediata, come lo è stato per il Genoa. L’Udinese non ha fatto altro che il proprio dovere che era quello di vincere la partita.
Importante vittoria dell’Empoli sulla Salernitana che porta definitivamente i toscani fuori da qualsiasi rischio. Anche per la Salernitana i rischi in classifica sembrano alquanto ridotti nonostante la sconfitta.
Infine pari e patta nel derby emiliano tra Sassuolo e Bologna con andamento all’insegna del vogliamoci bene e lo score della gara a voler rispecchiare fedelmente queste sensazioni. Certo non avranno brindato davanti ad un fiasco di lambrusco, ma la partita così è stata e di certo non ha lasciato nessuno scontento.
Alla prossima