L’aver preso come riferimento metaforico la guerra di secessione americana continua, settimana dopo settimana, a essere sempre più calzante. Vediamo allora cosa ci dice il bollettino di guerra di questa decima battaglia.Un fatto è assolutamente evincibile: l’avanzata delle armate del nord, che grazie agli eserciti di Inter e Milan ha raggiunto e occupato l’avamposto romano, mentre è ad un tiro di schioppo da quello napoletano.
Ma torniamo a parlare di calcio giocato, ovvero quello che vive grazie a un pallone calciato da 22 uomini che corrono su un prato verde e che devono, a seconda dei casi, far entrare lo stesso pallone dentro una rete o, al contrario, evitare che questo accada.
Inter e Milan, dicevamo, hanno accorciato il loro distacco dal Napoli a un punto ed agganciato l’altra ex capolista, la Roma. L’Inter sembrava tra le due avere il compito più facile ed invece, per raggiungere l’obiettivo, ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per battere un sempre più coriaceo Verona. Addirittura ha dovuto attendere il minuto 93 e solo grazie a una sfortunata deviazione in rete del veronese Frese, che correggeva nella sua rete un innocuo cross di Barella. Che dire? Una cospicua dose di fortuna per i nerazzurri che si erano creati alcune palle gol apparse però frutto di azioni isolate e non figlie di azioni collettive. Tre cose vanno segnalate. La prima è lo splendido gol di Zielinski, che al volo da fuori area ha corretto un angolo intelligente di Calhanoglu. La seconda è il grande rischio corso da Bisseck, che per fermare una ripartenza scaligera ha rischiato concretamente di prendersi il cartellino rosso. Ed infine un rigore su Esposito, che, visti quelli concessi recentemente in altre partite, poteva essere assegnato senza troppi dubbi.
Il Milan dal canto suo ha ospitato in una delle classicissime del nostro calcio la capolista Roma. I primi 35 minuti raccontavano di un Milan in totale balia dei giallorossi che avevano fallito occasioni in quantità industriale. Ma è bastata una ripartenza di Leao, fino a quel minuto assolutamente nullo, a rovesciare le cose, merito anche di Pavlovic che, sganciatosi dai suoi compiti difensivi, ha ribadito a rete il cross del compagno. Da lì, tra la fine del primo tempo ed i primi dieci minuti del secondo, il Milan ha legittimato il vantaggio grazie ad una raffica di azioni pericolose non concretizzate per grandi interventi del portiere Svilar e per imprecisione dei calciatori rossoneri. L’altro episodio chiave è avvenuto dopo la mezz’ora quando Dybala si è fatto ipnotizzare da Maignan fallendo il calcio di rigore che poteva suggellare un pareggio forse più equo.
Veniamo adesso al Napoli, rimasto solo al comando, ma anch’esso grazie all’ennesimo miracolo del suo pararigori di professione Milinkovic-Savic. E il merito non è certo ascrivibile al solo rigore parato, ma anche alla grande gara disputata dal Como che ai punti avrebbe certamente meritato la vittoria. Poco incisivo il Napoli che ha spesso lasciato il pallino del gioco ad un Como che, pur non avendo potuto contare sul miglior Nico Paz, ha confermato di essere candidata ad entrare nell’Olimpo delle nostre migliori compagini. Giova rammentare che i dodici precedenti in terra campana parlavano di altrettante vittorie partenopee.
Molte attenzioni della vigilia erano concentrate sulla nuova Juventus di mister Spalletti che ha reso visita alla sorprendente Cremonese. Ottanta minuti giocati senza affanno alcuno tenendo sotto controllo la gara grazie alle due reti di vantaggio, ma è bastato un contropiede cremasco dell’eterno Vardy, che malgrado l’età avanzata conferma il suo valore, a destare apprensione al popolo bianconero. Comunque, tutto è bene quel che finisce bene, diceva un saggio. L’attenzione adesso si sposta sulla coppa contro lo Sporting e sul prossimo turno con il derby di Torino.
Grande prova del Bologna che resta attaccata al gruppo di testa grazie alla vittoria nel derby emiliano giocato a Parma. Grande protagonista l’argentino Castro autore di una doppietta; la gara si è conclusa sul punteggio di 1-3; mentre protagonista in negativo il parmense Ordonez che ha lasciato i suoi in inferiorità numerica per un’ora circa.
Sconfitta dolorosissima quella interna della Fiorentina che ha ceduto al Lecce i tre punti della gara e che aggrava, crediamo irrimediabilmente, la posizione di mister Pioli che magari non sarà l’unico colpevole di questo avvio da record negativo per i viola, ma che sarà costretto a pagarne le conseguenze in prima persona.
Anche se non nelle stesse proporzioni di Pioli, anche Juric risulta essere sotto esame dopo la prova scialba e incolore della sua Atalanta in quel di Udine. Una sconfitta che non può e non deve cercare attenuanti ma che certifica come il fenomeno Atalanta degli ultimi anni avesse come principale artefice un nome e un cognome; lasciando a voi lettori l’agevole compito di individuarlo.
Stava per essere uno dei risultati più clamorosi della giornata quello del Pisa in casa del Torino. I nerazzurri in vantaggio di due reti, entrambe realizzate da Moreo, ma poi Adams sul finire del primo tempo e Simeone ad inizio del secondo hanno messo parzialmente le cose a posto.
Il Genoa tiene fede al pensiero che chi cambia allenatore vince subito e sbanca il campo del Sassuolo. Certo si è dovuto attendere il 93 minuto quando Ostigard metteva dentro la palla della prima vittoria in campionato, ma questa vittoria potrà essere di buon auspicio per il tecnico che verrà (De Rossi?). E adesso toccherà sorbirci il Balotelli pensiero.
Lazio-Cagliari finisce secondo pronostico con un classico risultato di 2 a 0. I capitolini fanno tutto nel secondo tempo grazie a Isaksen e Zaccagni e avanzano in classifica verso posizioni più consoni al suo blasone. Per il Cagliari una sconfitta che dopo il buon primo tempo sembrava evitabile.
Alla prossima



