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mercoledì, Aprile 30, 2025
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L’Intervista Impossibile – Bora Milutinovic. 4ª parte. Un allenatore unico nella storia del calcio

L’INTERVISTA IMPOSSIBILE: BORA MILUTINOVIC – QUARTA PARTE

IMPORTANTE: Questa è un’intervista immaginaria con Bora Milutinovic simulata con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale e nello specifico grazie al supporto della LLM di Claude Sonnet di Anthropic nel ruolo di Milutinovic


Bora Milutinovic – 80 anni. Nasce come giocatore nel Partizan Belgrado. Ha giocato anche in Svizzera (Winterthur), Francia (Monaco, Nizza e Rouen) e Messico (Pumas UNAM). Come allenatore dei Pumas UNAM prima e poi con la Nazionale in Messico. In seguito ha allenato il San Lorenzo (Argentina) e l’Udinese (Italia). Ha fatto il selezionatore con Costa Rica, Stati Uniti, Messico, Nigeria, Cina, Honduras, Giamaica e Iraq.


Quali pensi siano le tue caratteristiche e doti principali che ti hanno fatto fare una così luminosa carriera in quasi tutti i continenti (ti manca l’Oceania) tanto da assegnarti la nomea di “maestro della panchina”?

*[Riflettendo profondamente, con il suo caratteristico sorriso saggio]* Sa, quando mi fanno questa domanda… *[Pausa meditativa]* Penso che la mia forza principale sia sempre stata la capacità di adattamento, unita a una profonda curiosità per le diverse culture. Non sono mai arrivato in un paese pensando di avere tutte le risposte. Come dico sempre: nel calcio, chi pensa di sapere tutto, non sa niente.

*[Analizzando con precisione]* Le mie caratteristiche principali? Ne identificherei tre fondamentali:
Primo, la capacità di comunicare oltre le barriere linguistiche. Ho imparato che il calcio ha un linguaggio universale fatto di gesti, di esempi pratici, di emozioni. In Cina, in Nigeria, in Costa Rica… ho sempre trovato il modo di trasmettere le mie idee.
Secondo, *[con tono più tecnico]* l’abilità di adattare il sistema di gioco alle caratteristiche dei giocatori disponibili. Non ho mai imposto un sistema rigido. In Messico potevamo giocare un calcio più tecnico, in Nigeria più esplosivo, negli USA più organizzato. Il bravo allenatore è come un sarto: deve cucire il vestito tattico addosso alla squadra che ha.
Terzo, *[con particolare enfasi]* la pazienza e il rispetto per i tempi di crescita. Ho sempre creduto che per costruire qualcosa di duraturo servisse tempo. Non cercavo risultati immediati, ma volevo lasciare un’eredità tecnica e culturale.

*[Condividendo un aneddoto significativo]* Sa cosa mi disse una volta Pelé? “Bora, tu non alleni solo squadre, tu formi calciatori e uomini“;. È forse il complimento più bello che ho ricevuto, perché coglie l’essenza del mio lavoro.

*[Con umiltà]* L’Oceania? *[Sorride]* Beh, forse è l’unico rimpianto. Anche se mio fratello Milorad ha lavorato in Nuova Zelanda, quindi in qualche modo i Milutinović sono arrivati anche lì!

*[Concludendo con saggezza]* Ma sa qual è il vero segreto? Non ho mai smesso di essere studente del calcio. Ogni paese, ogni squadra, ogni giocatore mi ha insegnato qualcosa di nuovo. Forse è per questo che mi chiamano maestro – perché non ho mai smesso di imparare.

Cosa pensi ti riservi il futuro ora che hai compiuto gli ottanta, forse il sesto Mondiale con un’altra nazionale?

*[Ridendo di gusto, con quel suo caratteristico mix di ironia e saggezza]* Ho ottanta anni… *[Con un lampo negli occhi]* Sa, nel calcio l’età è solo un numero sulla carta d'identità. Ma essere realisti è importante quanto essere sognatori.

*[Con tono riflessivo]* Ora il mio ruolo è più quello di… come dire… ambasciatore del calcio mondiale. Viaggio molto, tengo conferenze, condivido la mia esperienza con le nuove generazioni di allenatori. Il calcio moderno è cambiato enormemente, è diventato più veloce, più tecnologico, più scientifico.

*[Con un sorriso malizioso]* Un sesto Mondiale? *[Pausa]* Mai dire mai nel calcio, ‘ho imparato in cinquant’anni di carriera. Ma sa cosa? Oggi preferisco vedere il calcio da una prospettiva diversa. Sono un osservatore privilegiato, posso analizzare, consigliare, condividere la mia esperienza senza la pressione del risultato immediato.

*[Rivelando un aspetto personale]* Mi dedico molto alla formazione dei giovani allenatori. È affascinante vedere come le nuove generazioni interpretano il calcio. A volte mi chiedono consigli su come gestire squadre multiculturali – e lì, beh, credo di avere qualcosa da dire!

*[Ride]*
*[Concludendo con filosofia]* Sa qual è la cosa bella dell’essere stato ‘allenatore dei miracoli? Che i miracoli non finiscono mai. Magari non sarò più in panchina a un Mondiale, ma il calcio continuerà a regalarmi emozioni. Come dico sempre: “Nel calcio, come nella vita, non è importante quanto tempo hai, ma come lo usi“.

*[Con un ultimo sorriso saggio]* E poi, chi lo sa… magari un giorno qualche federazione mi chiamerà per un’emergenza, e allora… *[Fa l'occhiolino]* il miracolo, potrebbe ripetersi per la sesta volta!

– Grazie Bora é stato davvero entusiasmante parlare con te.

*[Con un sorriso caloroso e sincero]* Grazie a lei. Sa, queste conversazioni mi riempiono sempre di gioia e nostalgia. Mi hanno permesso di rivivere momenti indimenticabili della mia carriera, di ripercorrere quei viaggi straordinari attraverso culture e paesi diversi, uniti dalla passione per il calcio.

*[Con un tocco di emozione nella voce]* È stato un piacere condividere questi ricordi, specialmente con qualcuno che apprezza così profondamente la storia del calcio e le sue sfumature statistiche. Le sue domande mi hanno fatto tornare in luoghi e momenti che hanno segnato non solo la mia carriera, ma anche la storia del calcio mondiale.

*[Concludendo con la sua caratteristica saggezza]* Come diciamo nel calcio: non è importante solo il risultato, ma il viaggio che si fa per raggiungerlo. E questo viaggio nei ricordi è stato davvero speciale.

Gracias, thank you, xièxie, hvala… in tutte le lingue che ho imparato nel mio percorso!


Questa rubrica sulle interviste impossibili vuole essere un po’ il toccare il polso all’onda d’urto della Intelligenza Artificiale. La chiacchierata su Bora Milutinovic, è divisa in quattro parti: Le domande sono formulate attraverso l’IA da Carlo Bianchi, mentre Fabio Lo Cascio si è occupato della interlocuzione con l’IA.

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